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pino

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giovedì 2 gennaio 2014

IMPARARE INSEGNANDO

Sto facendo un’esperienza (piccola per molti, impegnativa per me) completamente nuova: grazie ad un gruppo di “colleghi virtuali”, sto sperimentando EDMODO. 

Seguendo le indicazioni e con molte timorose incertezze, ho costruito la mia classe virtuale : genitori informati, alunni iscritti, grande entusiasmo.
Subito abbiamo avuto qualche problemino, ma la prima cosa bella che è nata da questo lavoro è stata il costituirsi spontaneo di un gruppo di allievi (che ho prontamente soprannominato ”smanettini”, vista l’età ) che si è prodigato nella ricerca delle soluzioni tecniche e soprattutto nell’aiutare i compagni di classe che non riuscivano a fare quanto richiesto.

Siamo solo all’inizio e non tutti, pur essendosi iscritti subito, frequentano regolarmente: immagino che dovrà passare ancora un po’ di tempo. Nel frattempo un terzo della classe fa assiduamente capolino e lascia tracce di sé.
All’inizio erano tracce stile facebook, condite con tanta punteggiatura (tutta quella che non mettono nelle loro produzioni scritte!) e pochissima utilità. Poi hanno cominciato a intravvedere anche (bontà loro) un utilizzo più scolastico della piattaforma.
Ripeto, siamo solo all’inizio (perché confesso che avrei bisogno di un po’ più di tempo e calma….ma ce la farò!) e per ora usiamo l’ambiente virtuale principalmente per lo scambio di materiale e di notizie importanti (“Qualcuno sa dirmi se domani c’è la verifica di scienze?????!!).E’ comunque un modo per prendere confidenza.

Ma non è tutto qui.

Ancora una volta devo ammettere che forse il risultato maggiore coinvolge prevalentemente la sottoscritta. Ancora una volta un lavoro che mi fa tornare alunna nei confronti di chi mi sta insegnando e contemporaneamente una strana collaboratrice di un gruppo di ragazzini. Ancora una volta la possibilità di rimettermi in gioco, in un mestiere che vede sempre più spesso facce tristi e un po’ annoiate.

lunedì 18 novembre 2013

Elogio dell'inutilità

Mi sto perdendo. Allegramente.
Mi sono incuriosita riguardo ad un programma di impaginazione testi, Scribus: l'ho installato, mi sono scaricata una guida in italiano e ho cominciato a pasticciare, perdendoci un sacco di tempo che, probabilmente, avrei potuto utilizzare in modo più proficuo....
Mi serve imparare a usare Scribus? Non lo so! Francamente ho ben poco da impaginare...peró...chissà...in fondo insegno italiano...qualcosa potrebbe saltar fuori.
Il problema è che mi attrae tantissimo anche GIMP. E qui, per le mie modeste capacità, siamo su un altro pianeta (!) . Eppure, ho installato anche questo e ho perso ancora più ore in un sito italiano che spiega tutto, ma proprio tutto.
Mi servirà GIMP? Credo proprio di no! E credo anche che non imparerò mai ad usarlo....ma mi piace.
Mi sono stupita (io, cosí sempre ben organizzata) di essere contenta di passare del tempo a fare qualcosa, sapendo che probabilmente non avrà una conclusione produttiva, consapevole insomma di impiegare del tempo e delle energie che..chissà, forse non avranno mai un ritorno, una
applicazione pratica.
Sto imparando per il solo gusto di imparare.
Forse per la prima volta nella mia vita.
"...e il naufragar m'é dolce in questo mare."

domenica 3 novembre 2013

COMPITI

Dopo aver trascorso tanto tempo durante i mesi estivi a riflettere, imparare e dibattere sulle nuove tecnologie a scuola, sui vantaggi e gli svantaggi, sulle questioni di principio,...mi ero immaginata un inizio di anno scolastico concentrato sull'utilizzo delle metodologie e degli strumenti innovativi.
Mai ipotesi fu più sbagliata!
A due mesi dall'inizio delle lezioni, mi trovo alle prese con un argomento non dico "vecchio"...ma vecchissimo: i compiti a casa!
Io non riesco a utilizzare questo strumento in modo efficace: in qualsiasi maniera presenti i compiti, con qualsiasi sistema io li strutturi (tecnologico o meno), non sono in grado smuovere i miei piccoli alunni dall'unico pensiero che hanno in testa: "il meno possibile del tempo, il meno possibile della fatica".
E, naturalmente, sto parlando di chi i compiti li fa.
Io credo nel compito a casa. 
Perchè è un momento in cui lo studente si mette alla prova, verifica quanto ha capito e cosa è capace di fare, si allena per migliorare  e diventa consapevole di ciò che ancora non è stato raggiunto. Ho riflettuto tantissimo sul perchè non riescano a capirlo, su come avrei potuto fare per dimostrarlo,... 
Poi, come spesso accade in questo mondo di piccoli studenti, una frase, detta con una limpidezza disarmante, mi ha aperto gli occhi sulla verità: "Ma Prof., io non ho potuto studiare storia perchè dovevo andare in piscina".
Ovvio, la piscina! 
E il calcio, la danza moderna, , il corso di inglese, la scherma, l'hip hop, la spesa al centro commerciale,....e tutto in una settimana, ogni settimana.
Il compito a casa funziona solo se c'è del tempo da poter usare. Quanto? Quello necessario. E quel tempo dovrebbe essere usato insieme al silenzio, alla concentrazione e alla solitudine.
Per molti ragazzini questa è un'esperienza sconosciuta. Il tempo corre veloce e loro sono sempre lì, a rincorrerlo, all'insegna di una velocità da videogioco, per passare al livello successivo, senza fare in tempo a capire il livello precedente!
Tanto, poi, o la mamma o il papà, si metteranno vicino a loro, dopo cena, a studiare con loro.
E così potranno dirmi con uguale limpidezza: "Ma Prof., con me la lezione la sapeva!"

domenica 8 settembre 2013

benvenuti!


Classe nuova.
Classe di "primini".
Tra le attività che sono state programmate per i primi giorni, ho inserito una discussione di classe per conoscere un pochino i loro pensieri e il modo di esprimerli, ma anche per guidarli a riflettere su come dovrebbe essere una "classe". 
Io la vedo come un albero: un organismo vivo, che per crescere, ha bisogno di attenzione e di libertà, formato da tante parti diversissime ma indispensabili l'una all'altra.
Così, ho piantato un albero, seminando i loro nomi!

Poi, siccome alcune amiche volevano sapere come si fa, ho fatto un esperimento.....
...ecco il mio primo video-tutorial!!!








domenica 1 settembre 2013

Buon anno!

Qualcuno ha già iniziato.
Qualcuno sta rientrando dalle vacanze.
Tutti domani saremo in servizio.
Il mio augurio a tutti, per un buon inizio e con l'augurio che questo ombrello di rapporti resista a tutte le intemperie della scuola!

martedì 30 luglio 2013

X FACTOR

Ho seguito con il solito interesse tutte le riflessioni sulla valutazione (io stessa ne ho postata piú d’una) e mi sembra che si sia dimenticato un fattore importante, un elemento che incide in modo determinante (anche) sulla valutazione: la famiglia.

Ho sempre pensato ai genitori dei miei alunni  come alla terza gamba del tavolo: tre è il minimo. Se ne manca una sola, il tavolo non sta in piedi. Ma  sono reduce da un’esperienza molto negativa (siamo praticamente in agosto e ancora ne parlo...vuol dire che non l’ho ancora digerita!) che mi ha fatto riflettere parecchio.

I pensieri dei miei colleghi di villaggio, pur nella loro diversitá ( credo che, ad esempio, l’età degli alunni sia determinante per fare delle  scelte in materia di valutazione, cosí come alcuni punti di vista magari diversi dai miei...) sono peró tutti accomunati da qualcosa di importantissimo: il desiderio di trovare la strada giusta, l’incessante interrogarsi su cosa sia meglio e il coraggio di mettersi in discussione.
Personalmente ho cambiato direzione piú volte nella mia esperienza, ho sperimentato modi nuovi, ho letto, discusso.... basti riflettere sul fatto che, se anche trovassi un sistema perfetto, probabilmente ...non si adatterebbe ad una classe diversa! 
É, insomma, una ricerca continua.

Un punto importante ad esempio su cui lavoro sempre, è il tentativo di far capire ai ragazzini che l’ errore é il loro piú grande alleato, se vogliono imparare qualcosa: niente tragedie per una valutazione negativa, piuttosto capire cosa mi sta dicendo quella valutazione! L’errore é un errore: niente di piú, niente di meno. Io credo molto nel dare a questi ragazzini, estremamente fragili oggi, il giusto senso delle cose, la proporzione e l’equilibrio che secondo me hanno perso.  Arrivano in prima media che non sono piú dei bambini, ma non sono ancora altro; hanno una gran voglia di diventare grandi e percepiscono che solo provando a fare da soli ci riusciranno. Certo, hanno anche dei timori:” le maestre sono brave, i prof. sono cattivi”/ “ devi studiare tutti i giorni fino a mezzanotte altrimenti prendi due!”/ “ i ragazzi grandi ti fanno i dispetti”. Ma occorre “giocare” sull’entusiasmo e sulla novità, sulla loro voglia di imparare a volare.

Mi sono dimenticata per strada di parlare della famiglia? 
Oh, no! Eccoli, i genitori: puntualissimi.  Nel preparare la cartella ai loro bambini, nel rispiegare la lezione di storia, nel correggere la produzione scritta, nello stampare in ufficio centinaia di pagine scaricate da wikipedia, nel chiedere scusa (loro!) se il figlio si è comportato male…..tutto nella rincorsa infinita per evitare la più piccola fatica e il più piccolo insuccesso al loro bambino! Nella convinzione di preservarli dal male del mondo…. Ma come si fa a crescere senza sbucciarsi le ginocchia?
E poi, il passo è breve verso la tracimazione totale: la valutazione negativa è sintomo dell’incapacità dell’insegnante, che non è in grado di spiegare perché non è divertente, non è tua amica, non ti coccola abbastanza…..

Quanti disastri sul fronte della crescita, della costruzione di rapporto serio con la capacità di capire cosa so essere e cosa so fare, del progettare la mia personalità, affrontando le "cose che vanno male", quelle che mi fanno soffrire, ma anche sperimentando la gioia del riuscire a superare una difficoltà, di creare un rapporto di fiducia con l'adulto....



giovedì 18 luglio 2013

LA LIM MIGLIORA LA DIDATTICA...PER GLI INSEGNANTI!

Sono sempre stata un'entusiasta della Lim, fin dal giorno in cui la nostra scuola ne comprò una e, malgrado le mie scarse competenze tecnologiche, l'ho usata da subito, attraversando tutte le "fasi" del suo utilizzo: dapprima come "grande schermo", poi per far vedere lavori che duravano cinque minuti e che io impiegavo giorni a realizzare, infine come strumento interattivo.
Tre anni fa poi ho avuto la fortuna di finire in una classe in cui c'era una LIM e la connessione a internet, e questo mi ha permesso di farla diventare uno strumento quotidiano: non il mezzo magico o il premio per la classe, ma una lavagna comodissima e normalissima, pur con tutte le sue meraviglie.
Gli alunni della mia classe sono stati abituati dalla prima alla terza ad interagire con la LIM e perciò penso di poter esprimere qualche considerazione in proposito.

In tutti questi anni mi sono posta una domanda: gli alunni traggono un beneficio reale? Studiano meglio o di più? Imparano meglio o di più?
Provo a rispondere guardando sia i risultati di tipo valutabile, che gli atteggiamenti, le sensazioni, le sfumature, insomma anche tutte quelle altre cose che un insegnante valuta lo stesso.
I voti, i risultati eccellenti o scarsi, le difficoltà, sono rimaste le stesse. Io mi sono trovata davanti ciò che ogni docente si trova davanti da sempre: alunni appassionati (pochi) e alunni da motivare (molti), alunni con buon, o scarse capacità, alunni facilmente coinvolgibili e alunni perennemente in un universo parallelo,.... In cosa mi ha aiutato l'uso della LIM? credo in nulla.
 
     Molte situazioni non sono riuscita a cambiarle, o ci sono riuscita poco: ma questo succedeva anche prima. E credo sempre succederà. Perchè nei problemi di un ragazzino (qualsiasi essi siano) intervengono dinamiche che non dipendono solo da me: situazioni pregresse, l'ambiente famigliare, le componenti di personalità... Spesso poi i ragazzi che incontrano difficoltà, non hanno il successo scolastico come primo obiettivo...
Infine ci sono quelli "bravi", quelli che raggiungono alti livelli di conoscenza e di competenza oppure che, pur senza ottenere grandi risultati, si appassionano, si mettono in gioco, sono disponibili all'ascolto e alla collaborazione: per loro la LIM ha fatto la differenza? Sinceramente, penso di no.
Confrontandomi con qualche collega, avevo creduto di capire quale fosse il problema: usavo la LIM in modo troppo "frontale", avrei dovuto cambiare il modo di porre gli argomenti per riuscire a far partecipare più attivamente gli allievi. Così ho fatto. Ho addirittura fatto installare il software sui computer del laboratorio di informatica in modo che i ragazzi potessero preparare dei lavori da proporre in classe....
Mi sono scontrata però con due grandi ostacoli: il tempo (quante ore per far lavorare gli alunni nel laboratorio potevo sottrarre alle lezioni più tradizionali? E' pur sempre "scuola dell'obbligo" e a dodici anni non si recupera a casa, da soli, quello che non s'è fatto a scuola...) e l'impossibilità di poter lavorare a casa (quante volte mi sentivo chiedere "Ma prof., posso farlo anch'io a casa?").

Forse la domanda che mi vado ponendo non è quella giusta. O, più semplicemente, devo arrendermi all'evidenza e dopo aver risposto negativamente a ciò che mi son chiesta prima, devo farmene un'altra: a chi serve la LIM?
A me.
E non è una risposta riduttiva. 
Ho vissuto l'uso della LIM come uno stimolo continuo ad imparare, a sperimentare e a coinvolgere. Riesco a a proporre gli argomenti in modo sicuramente più chiaro, più interessante e più approfondito e allora è questa la "marcia in più": la voglia, la passione, l'entusiasmo che col passare degli anni non si spengono e che un docente deve far "respirare" ai suoi alunni. E' ambizioso, lo so, ma il mio desiderio più grande sarebbe sentir dire un giorno ad un mio ex-alunno "Non mi ricordo granchè della prima guerra d'indipendenza....ma quanto mi appassionava andare a scuola!".

(detto tra noi: la prima parte della frase già si avvera...)