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pino

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domenica 12 maggio 2013

VALUTARE E MISURARE


Si stanno avvicinando i famigerati test INVALSI e sulle pagine dei giornali si trova di tutto : dalla difesa totale  alla critica più feroce.  Questi test mi interessano poco: credo che vengano fatti (non so se bene o male) con altri fini rispetto alla valutazione degli studenti, che, invece, mi interessa moltissimo.  Un tema, quello della valutazione, che crea problemi a molti insegnanti visto quello che è successo recentemente al liceo Berchet di Milano, uno dei licei storici della città. (http://archiviostorico.corriere.it/2013/aprile/09/Scuola_valutazione_criteri_capovolti_co_0_20130409_f4f8d1b0-a0d8-11e2-9c13-69dbb89f7f7d.shtml)

Ho sempre speso tanta energia per trovare sistemi  che mi portassero a una “giusta” valutazione: ho detto “giusta” e non semplicemente “corretta”,volutamente.
La parola “correttezza “ mi richiama immediatamente alla mente un ambito di tipo matematico. E’ quello che applico quando mi trovo a correggere, per esempio, dei lavori che prevedono richieste e risposte (grammatica, storia,..). In questo caso non è difficile: solitamente assegno un “valore” a ciascuna risposta in base agli elementi che deve contenere; in questo modo, alla fine, si tratta semplicemente di  sommare e dividere…  Già all’origine prevedo domande diverse in base alle capacità e ai livelli dei miei studenti.

Poi c’è…il tema.
Il caro, vecchio tema: è sempre estremamente qualcosa di personale e di creativo. Sì, certo, vengono indicati l’argomento e la tipologia testuale, ma all’interno di questo recinto ciascuno elabora, rielabora, inventa, …  E tutto questo ”fare” è intimamente collegato all’”essere”. Stesso argomento, ventisette temi diversi. Perché in quelle righe, nascoste tra le parole (che possono essere belle o brutte, sintatticamente connesse oppure ..sparse) ci sono le esperienze , i vissuti e le emozioni di chi scrive.
E qui viene il bello: non sono mai completamente soddisfatta della valutazione. Dopo aver “misurato” la parte oggettiva dello scritto (ortografia, sintassi, rispetto della tipologia e pertinenza….insomma, ancora una volta la correttezza!), ho davanti il contenuto e mi assalgono spesso mille dubbi: ha detto questo, ma voleva dire quello, …è una frase inusuale,ma quanto è originale, …che fatica deve aver fatto per poter parlare di questo e quello….
Ho usato,cambiato e inventato mille tabelle e descrittori: ogni volta mi dico che non va bene.



Ma la cosa peggiore, quella che mi mette maggiormente in difficoltà, sono i "lavori di gruppo". Ho con loro un rapporto di odio-amore, proprio perchè ho sempre la sensazione che alla fine non mi sia rimasto nulla! Come distinguere il lavoro dell'uno da quello dell'altro? Già spesso bisogna capire chi ha lavorato veramente e chi no... Quest'anno, avendo una terza e quindi allievi abbastanza "grandi", avevo pensato che il mio obiettivo finale dovesse essere insegnare loro come si lavora collaborando.
Non mi interessava valutarli.


Non è stato possibile. Hanno un’età in cui molti di loro, se non sanno di essere interrogati e valutati, non fanno nulla. E poi rimangono delusi : “Prof, ma non mi mette il voto sul diario?”. Eppure, l’idea di abituarli (almeno qualche volta) a lavorare solo per imparare qualcosa …è un’idea che mi affascina.
Non ci rinuncerò facilmente.





9 commenti:

  1. Provo esattamente le tue sensazioni relativamente ai lavori di gruppo! E' sempre difficile capire chi ha davvero lavorato e come...E ho spesso l'impressione che quelli che lavorano poco cerchino di intrufolarsi in gruppi in cui ci sono studenti più bravi che faranno il lavoro per loro. Poi a volte penso che dopo tutto anche se non fanno tanto, gli studenti più deboli impareranno qualcosa anche solo osservando gli altri che fanno... E poi forse anche copiando qualcosa si impara! Però al tempo stesso rimane difficile gestire la valutazione, e difficilissimo è evitare che chi non ha lavorato se la cavi a buon mercato, magari evitandosi una bella insufficienza che potrebbe portarl* a essere rimandat* a settembre (infatti insegnando nella secondaria di secondo grado si presenta anche quel problema lì, non tanto perché mi piaccia rimandare gli studenti, anzi preferisco di gran lunga non farlo, però chi non lavora e va avanti con questi stratagemmi poi si ritrova alla fine del percorso a sapere poco o niente).

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  2. Nel lavoro di gruppo io assegno i ruoli, c'è chi verbalizza, chi dovrà riferire pubblicamente i risultati, chi fa l'avvocato del diavolo e deve istillare dubbi. Se il più debole del gruppo non è in grado di illustrare il lavoro fatto o le strategie/i contenuti appresi, tutto il gruppo viene penalizzato, per cui non ci sono più persone che vanno avanti con stratagemmi

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    1. Vero, tra l'altro nel cooperative learning si prevedono esplicitamente questi diversi ruoli. E' che non sempre è facile organizzarsi in questo modo, però sì, è sicuramente la soluzione ideale, perché tutti vengono responsabilizzati.

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  3. Ho provato anch'io a responsabilizzare ciascuno, assegnando parti diverse del prodotto finale e cercando di far capire che se veniva fatta "male" una sola parte, tutto il lavoro ne avrebbe risentito. Ho addirittura fatto mettere per iscritto il progetto del lavoro, con i nomi dei ragazzi del gruppo e l'argomento che dovevano trattare. Morale della favola: chi non ha voglia di far nulla, si é fatto passare il lavoro altrui (a 12, 13 anni non hanno il coraggio di dire di no...) e poi, i piú volonterosi hanno lavorato il triplo per ..."tappare i buchi" degli altri!

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  4. Ma se tu poi fai esporre il lavoro fatto, non solo il risultato finale ma anche il processo e le motivazioni, a chi non ha voglia di lavorare, lo costringi a darsi da fare e la condivisione del voto rende anche gli altri responsabili del risultato e impedisce il 'tappare i buchi'.
    Il lavoro assegnato è globale, l'organizzazione interna al gruppo può far si che alcune parti vengano svolte singolarmente, ma il prodotto è unico e la valutazione condivisa.

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  5. Hai ragione...
    L'anno prossimo ricomincio con una prima e mi piacerebbe insegnare ai ragazzi come si lavora VERAMENTE insieme, in modo arrivare poi in terza, quando finalmente sono un po' più grandi, a poter fare cose interessanti. Il mio sogno sarebbe riuscire a sperimentare un pochino le modalità che sto imparando in questo straordinario villaggio!

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    1. Sì, anch'io avrei proprio voglia di sperimentare le modalità di apprendimento di questo villaggio con i miei studenti!

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  6. Copperative learning, non più lavori di gruppo! ;-) ...e rendi più agevole commentare! ogni volta ripetere tutti i passaggi stufa!

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  7. ma perchè non vi ho conosciute prima?!

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