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pino

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venerdì 28 giugno 2013

anatomia di un esame / 1

Sará che erano tre anni che non avevo una terza. Sará che in quest’ultimo periodo, grazie alle amiche del villaggio, ho riflettuto molto sulla valutazione e ho avuto modo di confrontarmi con esperienze diverse. Sará che non sopporto il caldo.
Ma tutto é cominciato (malissimo) con il voto di ammissione all’esame.

Indicazioni di quest’anno : il voto di ammissione é la media MATEMATICA dei voti di uscita del triennio. Semplice: si prende la media dei voti della prima, quella della seconda e della terza e si fa la media; se il risultato ha un decimale, si arrotonda automaticamente per difetto o per eccesso, stile excel.
Io non ho nulla contro la matematica, che mi ha sempre affascinato (purtroppo in maniera inversamente proporzionale alla mia comprensione...), ma sono un’insegnante , non mi sono  diplomata in ragioneria. Applicando il sistema di cui sopra ecco cos’é successo: Pierino, che in prima ha trovato tutto facile e aveva finito l’anno con la media dell’ 8, ha pensato bene, in seconda di vivere di rendita ed é uscito con 7; in terza non ha piú retto e ha terminato con la media del 6. Voto  di  ammissione  all’ esame:  7.
Paolino, poverino, ha iniziato con un sacco di difficoltà e ha finito la prima con un misero 6; poi, però, si è impegnato moltissimo e ha raggiunto 6,5 in seconda e 7 alla fine della terza. Voto di ammissione all’esame : 6.
In questo modo, ho MISURATO il percorso di due studenti.  Poi arriva il mio mestiere,  la VALUTAZIONE.
Nel mio immaginario occorre tenere conte del percorso e del contesto di ciascun allievo.  Io devo (voglio) valorizzare chi ha posto in essere un atteggiamento di volontà, di fatica e di conseguimento di traguardi, senza mai perdere di vista il punto di partenza. Il modo di essere studente deve essere valutato, non solo la performance. Nel bene e nel male.
Non voglio mettere il discorso sul piano della “giustizia” (non sono un ragioniere, ma nemmeno un giudice): è un problema squisitamente pedagogico. A Pierino, sto dando un messaggio sbagliato: gli sto dicendo “ok, comportati pure così, tanto, in un modo o in un altro, con un po’ di fortuna, otterrai un risultato discreto”.
Non in un modo o in un altro: nel modo giusto, che è fatto di metodo, di rapporto con l’adulto, di conoscenza di te stesso, di fatica e di noia, di insuccessi e di soddisfazioni, di consapevolezza degli errori, di prova e riprova finchè non riesci!
Non con un po’ di fortuna: impariamo fin da piccoli cosa significa “merito”, impariamo che la maggior parte della nostra vita dipende dalle nostre scelte!
Non un risultato discreto: il risultato migliore! Certo, il risultato migliore che tu puoi raggiungere. Oggi. Perché magari domani sarà diverso.

BUONI PROPOSITI
L’anno prossimo, classe prima: cominciare da subito a rendere gli alunni più partecipi della valutazione, per arrivare ad una consapevolezza maggiore del proprio percorso scolastico.
Come?
·         discutere con loro le voci che compongono i criteri valutativi del comportamento?
·         fornire e condividere gli obiettivi di ciascuna materia (ridurli? Semplificarli?)?

·         ogni volta che inizio un’unità didattica, stabilire i “cosa”, i “come”, i “quando” e i “perchè” e farvi riferimento spesso, specialmente dopo lavori di verifica, anche per capire perché ho dato quel voto e non un altro?

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