Sará
che erano tre anni che non avevo una terza. Sará che in
quest’ultimo periodo, grazie alle amiche del villaggio, ho riflettuto molto
sulla valutazione e ho avuto modo di confrontarmi con esperienze diverse. Sará
che non sopporto il caldo.
Ma
tutto é cominciato (malissimo) con il voto di ammissione all’esame.
Indicazioni
di quest’anno : il voto di ammissione é la media MATEMATICA dei voti di uscita
del triennio. Semplice: si prende la media dei voti della prima, quella della
seconda e della terza e si fa la media; se il risultato ha un decimale, si
arrotonda automaticamente per difetto o per eccesso, stile excel.
Io non
ho nulla contro la matematica, che mi ha sempre affascinato (purtroppo in
maniera inversamente proporzionale alla mia comprensione...), ma sono
un’insegnante , non mi sono diplomata in ragioneria. Applicando il
sistema di cui sopra ecco cos’é successo: Pierino, che in prima ha trovato
tutto facile e aveva finito l’anno con la media dell’ 8, ha pensato bene, in
seconda di vivere di rendita ed é uscito con 7; in terza non ha piú retto e ha
terminato con la media del 6. Voto di ammissione all’ esame:
7.
Paolino,
poverino, ha iniziato con un sacco di difficoltà e ha finito la prima con un
misero 6; poi, però, si è impegnato moltissimo e ha raggiunto 6,5 in seconda e
7 alla fine della terza. Voto di ammissione all’esame : 6.
In
questo modo, ho MISURATO il percorso di due studenti. Poi arriva il mio
mestiere, la VALUTAZIONE.
Nel mio
immaginario occorre tenere conte del percorso e del contesto di ciascun allievo. Io devo (voglio) valorizzare chi ha
posto in essere un atteggiamento di volontà, di fatica e di conseguimento di
traguardi, senza mai perdere di vista il punto di partenza. Il modo di
essere studente deve essere valutato, non solo la performance. Nel bene e nel
male.
Non
voglio mettere il discorso sul piano della “giustizia” (non sono un ragioniere,
ma nemmeno un giudice): è un problema squisitamente pedagogico. A Pierino, sto
dando un messaggio sbagliato: gli sto dicendo “ok, comportati pure così,
tanto, in un modo o in un altro, con un po’ di fortuna, otterrai un risultato
discreto”.
Non in un modo o in un altro: nel modo giusto, che è
fatto di metodo, di rapporto con l’adulto, di conoscenza di te stesso, di
fatica e di noia, di insuccessi e di soddisfazioni, di consapevolezza degli
errori, di prova e riprova finchè non riesci!
Non con un po’ di fortuna: impariamo fin da
piccoli cosa significa “merito”, impariamo che la maggior parte della nostra
vita dipende dalle nostre scelte!
Non un risultato discreto: il risultato migliore!
Certo, il risultato migliore che tu puoi raggiungere. Oggi. Perché magari
domani sarà diverso.
BUONI
PROPOSITI
L’anno
prossimo, classe prima: cominciare da subito a rendere gli alunni più partecipi
della valutazione, per arrivare ad una consapevolezza maggiore del proprio
percorso scolastico.
Come?
· discutere
con loro le voci che compongono i criteri valutativi del comportamento?
· fornire
e condividere gli obiettivi di ciascuna materia (ridurli? Semplificarli?)?
· ogni
volta che inizio un’unità didattica, stabilire i “cosa”, i “come”, i “quando” e
i “perchè” e farvi riferimento spesso, specialmente dopo lavori di verifica,
anche per capire perché ho dato quel voto e non un altro?
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